Valutazione alla primaria: l'Ordinanza è stata pubblicata... che fare? Un prontuario per sfruttare l'occasione


Sono appena state trasmesse alle Istituzioni scolastiche del primo ciclo di istruzione l’Ordinanza del Ministro 9 gennaio 2025, n 3, l’Allegato A, che descrive i vari giudizi, la Nota di trasmissione dell'amministrazione, che contiene alcune utili e sobrie indicazioni. Vanno LETTE. Non mi stancherò di ripeterlo… e alla loro luce possono essere confrontati, condivisi, messi a punto i processi di valutazione che sono parte integrante e sostanziale della didattica.

✒ Cosa cambia nella valutazione alla primaria?

In una breve scheda ho «fissato» alcuni aspetti rilevanti.

  • Primo, la valutazione periodica e finale alla scuola primaria passa dai livelli «avanzato, intermedio, di base, in via di prima acquisizione», ai più consueti giudizi sintetici «ottimo, distinto, buono, discreto, sufficiente, non sufficiente»: una scala che, a ben vedere, corrisponde ai voti numerici, in una gamma che va dal 10 al "5 o inferiore".
  • Secondo, la valutazione periodica e finale è espressa complessivamente sui livelli di apprendimento disciplinare e non, come prima, sugli «obiettivi di apprendimento» scelti, per ogni disciplina, tra quelli ritenuti dal team docenti più significativi. Come specificato dalla Nota, le istituzioni scolastiche POSSONO aggiungere gli obiettivi di apprendimento alla scheda, e se ne offrono alcuni esempi. va però tenuto conto che le nuove Indicazioni Nazionali, comportando a cascata per l’appunto la revisione dei curricoli, avranno ovviamente ricadute anche sugli obiettivi di apprendimento.
  • Terzo, l’allegato A correla ciascun giudizio sintetico a una descrizione generale, che punta su alcuni criteri: «(1) la padronanza e l’utilizzo dei contenuti disciplinari, delle abilità e delle competenze maturate, (2) l’uso del linguaggio specifico, (3) l’autonomia e la continuità nello svolgimento delle attività anche in relazione al grado di difficoltà delle stesse, (4) la capacità di espressione e rielaborazione personale». .

✒ Cosa NON cambia?

  • Primo, è confermato e riaffermato lo «scopo» della valutazione (di TUTTA la valutazione), che non è meramente sommativo. Come ben precisa l’articolo 2, comma 1 dell’OM, «la valutazione ha per oggetto il processo formativo e i risultati di apprendimento degli alunni, documenta lo sviluppo dell’identità personale e promuove la autovalutazione di ciascuno in relazione alle acquisizioni di conoscenze, abilità e competenze». È giustamente ripresa la formula giuridica utilizzata dal dlgs 62/2017 ed è confermata una linea di continuità, espressa già dal dPR 122/2009, che afferma il valore educativo della valutazione. Alcune funzioni (la funzione per l’apprendimento, la funzione dell’apprendimento, la funzione formativa) e alcune caratteristiche (la trasparenza e la tempestività) ci devono sempre essere. La Nota parla, giustamente, di «valutazione per l’apprendimento, che utilizza le informazioni rilevate anche per adattare l’insegnamento ai bisogni educativi concreti degli alunni». 
  • Secondo, è confermato (articolo 3, comma 4), inequivocabilmente, che «la valutazione in itinere resta espressa nelle forme che il docente ritiene opportune e che restituiscano agli alunni, in modo pienamente comprensibile, il livello di padronanza dei contenuti verificati». Tradotto in soldoni, scegliere la scala ordinale tra numero/giudizio sintetico/livello/lettera/stelline/emoticon, o scegliere di non usare alcuna scala, o di farlo quando lo si ritenga opportuno, è affare del docente e SOLO del docente, che può scegliere quale scala adottare (e se adottarla) anche rispetto alla tipologia prova.
  • Terzo, la «sintesi ordinale», ovvero la funzione sommativa, nella valutazione in itinere  può anche non esserci. Ciò che DEVE esserci, sempre, è una «scheda» che spieghi all’alunno qual è stato il grado di raggiungimento del risultato atteso, quali sono stati gli errori, quali gli apprendimenti da consolidare e approfondire, quali invece sono stati pienamente colti. In caso contrario, si verrebbe meno allo scopo della valutazione: come posso migliorare, se non so cosa e come ho sbagliato? Devo dire che proprio questo è l’aspetto spesso lacunoso della valutazione in itinere, laddove la prassi è la sottolineatura dell’errore, eventualmente la correzione a latere, ma un vuoto cosmico sul perché e sul come apprendere dall’errore. Ed è invece solo riempiendo quel vuoto che la valutazione assume anche una funzione orientativa.

✒ E ora? Chi fa cosa?

Detto che le modifiche vanno apportate a decorrere dall’ultimo periodo didattico del presente anno scolastico, ovvero a partire dalla valutazione finale dell’anno scolastico 2024/2025, questi mesi possono essere l’occasione per tutti per tornare sulla valutazione quale aspetto cruciale del fare scuola.

Vediamo il «che fare» da tre punti di vista diversi.

  • Il primo è quello del dirigente scolastico. Se si muove per «adempiere», già non ci siamo. Aggiornare i registri elettronici, ad esempio, significa non solo «aggiornare per gli scrutini», ma spazzare via tutto il ciarpame inutile che nei registri si trova spesso ammonticchiato: ad esempio, l’imposizione di particolari scale nella valutazione in itinere è ILLEGITTIMA; sistemi più o meno barocchi di calcoli della media solo ILLEGITTIMI... Ricordo che il DS è il custode della legalità… Se il DS è a digiuno in tema di valutazione o se tutto ciò che si ha è un’infarinatura di dubbia qualità, si aggiorna e si forma per primo… ma non sull’OM… deve partire dalle basi. Possibilmente scegliendo percorsi di qualità… e ricordandosi che occorre partire dal semplice (io uso molto il testo di Cristiano Corsini, La valutazione che educa, ma ci sono altre proposte).
  • Il secondo è quello dei docenti. E anche qui entra in campo la capacità del DS di affrontare la realtà della sua istituzione scolastica. Come valutano i team e i consigli di classe? me lo sono mai chiesto? L’ho mai verificato? Gli scrutini intermedi possono essere una eccellente occasione per capire davvero come stanno le cose. Significa, certamente, investire tempo ed energie… ma per l’appunto di un investimento si tratta. Nella marea di proposte (o imposizioni) formative spesso a mancare sono le basi… qualcuno le ha, qualcuno no, qualcuno le deve rinfrescare… ma occorre sempre partire da una diagnosi… e la diagnosi parte dalle classi: chi svolge una valutazione educativa o comunque PER l’apprendimento? Chi svolge una valutazione DISeducativa (che è normativamente illegittima… e apre quella sì le porte ai TAR)? E attenzione: ho parlato di team e consigli di classe perché le basi per una valutazione corretta sono IDENTICHE per i vari gradi… (dlgs 62/2017) ed è ottuso non coinvolgere i docenti dell’intero primo grado in percorsi di lavoro comuni.
  • Il terzo è quello collegiale… che, se vogliamo, mette alla prova la capacità di direzione del DS e la capacità di elaborazione dei docenti, a partire dallo stabilire un lessico comune. In una breve tabella, ho ridotto all’essenziale la nomenclatura di «criteri, descrittori, indicatori». Perché la babele intorno a questi temi si trasforma in un delirio… La questione fondamentale è seguire l’insegnamento di Leonardo Da Vinci… «ciò che è essenziale è perfetto»: e tenere conto che esiste la libertà di insegnamento. Indicare criteri per la valutazione intermedia e finale NON significa elaborare griglie di sesquipedale complessità, pretendendo di normare tutto e strangolando così la didattica… e nemmeno significa imporre l’utilizzo di una determinata scala (si tratti di voti, lettere, livelli). Le cose cambiano, ovviamente, nel momento in cui si tratta di prove comuni, per le quali criteri, descrittori, indicatori, scala scelta devono essere del pari comuni.


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