Abbecedario. Il Piano educativo individualizzato - PEI

«Il Piano educativo individualizzato è lo strumento progettuale che stabilisce le linee di indirizzo e le azioni positive e le linee di indirizzo per la costruzione degli ambienti di apprendimento e per la progettazione educativa e didattica finalizzate a favorire il diritto/dovere all'istruzione e alla formazione dell'alunno con disabilità». Visto che una definizione giuridica generale di cosa sia il PEI manca, ho cercato di ridurre lo «spirito del PEI» all’essenziale, di mettere un punto fermo, un chiodo al quale poi fissare le diverse declinazioni pedagogico didattiche: come, per l'appunto, una buona norma dovrebbe fare. 

Ognuno dei termini scelti rimanda, senza doverli elencare, a una costellazione di significati che trovano riscontro da un lato con gli istituti del diritto scolastico, dall’altro con i costrutti della ricerca pedagogico-didattica. I primi dettano il «suum cuique tribuere», l’attribuire a ciascuno il suo. I secondi, con le loro diverse opzioni, danno indicazioni sul come: a docenti ed alunni spetta poi dar loro corpo. Per fare un esempio, la nozione di «diritto dovere» implica l’ovvio riferimento al dlgs 76/2005, pienamente vivo e operante, che fissa per la Repubblica il dovere di assicurare «a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione, per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età» e il correlato dovere per gli alunni di frequentare i relativi percorsi. Ma quei percorsi hanno dei precisi ordinamenti didattici, in parte comuni, in parte specifici, che prevedono attività da svolgere (ovviamente le discipline, ma anche l’orientamento) e obiettivi da raggiungere (variamente definiti) e da certificare al fine di dare a ciascun titolo un valore legale.   

Il dlgs 66/2017 e soprattutto il Decreto Interministeriale 29 dicembre 2020 (DI 182/2020), che vi offro nel testo vigente coordinato con le modificazioni apportate dal decreto interministeriale 1° agosto 2023, n. 153, dettagliano contenuti e procedure del PEI, che però rimangono carta straccia se non si tiene fisso il punto sui paradigmi che ne governano non la «compilazione» (si compila un modulo, si compila la dichiarazione dei redditi…), ma la redazione collegiale.

Il PEI si muove su un binario. La prima rotaia è l’individualizzazione, il «processo atto a garantire a tutti il diritto all’apprendimento delle competenze fondamentali del curricolo, ovvero a raggiungere traguardi formativi comuni attraverso il diritto alla diversità e ai prerequisiti di ciascuno» attraverso didattiche, strumenti compensativi, misure dispensative. La seconda rotaia è la personalizzazione, «una strategia didattica volta a valorizzare le peculiarità dei singoli», che implica l’individuare aree nelle quali l’alunno abbia predisposizione, passione, da usare come «leva» di sviluppo delle sue potenzialità. Fuori dalle rotaie il treno deraglia e la stazione dell’inclusione resta una giaculatoria buona per gli open day.

Come amo ripetere a lezione, «extra PEI, nulla salus», fuori dal PEI non c’è salvezza, sotto il duplice aspetto dei diritti/doveri giuridici e della progettazione didattica. Le esperienze che raccolgo a lezione, le domande che mi sono poste, e più ancora i post pubblicati su quell’autentica miniera di «problem solved» che è la pagina Facebook Normativa Inclusione dimostrano come si sia ben lontani dalla semplice conoscenza degli istituti giuridici, figuriamoci dal loro uso didatticamente consapevole.

La definizione dei PEI, prevista di norma entro ottobre (un «di norma» spesso tramutato in tempistiche vergognosamente ad libitum… significa, quel di norma, «fatelo entro ottobre se non ci sono impedimenti ostativi», non «quando vi pare») rappresenta un’occasione per «pensare allo strumento» e alla sua funzione che non è burocraticamente autoreferenziale (compiliamolo e via…), ma rapportata alla persona e alle sue esigenze. Strumento, lo sottolineo, che non è scritto sulla pietra come i comandamenti mosaici, ma che proprio perché strumento può e deve essere modificato e usato in maniera duttile. Se un elemento qualsiasi previsto dal PEI non funziona, non lo si usa, punto… sarebbe altrimenti come se ci si ostinasse a prendere un farmaco inefficace, solo perché lo abbiamo segnato nella ricetta…

La prima cosa da fare sarebbe adottare, qualora non lo si sia già fatto, la redazione telematica su piattaforma (SIDI o Cosmi vanno benissimo: sono conformi alla normativa). I vantaggi sono enormi: dall’abbattimento del «traffico di carte» all’azzeramento delle ansie per la privacy, alla possibilità di consultazione in tempo reale.

La seconda, seguire come se fossero un «manuale Ikea» le Linee guida. Basta averle aperte una volta per comprendere che non sono uno sproloquio di vanverismo pedagogico, ma un manuale operativo che consente di redigere il PEI abbattendo alla radice molte delle incertezze prodotte dai divari di linguaggio e di competenza specifica dei vari attori seduti al tavolo. Pure, quando in aula chiedo quanti abbiano guardato le linee guida, ad alzarsi sono meno del dieci per cento delle mani… se poi escludo i miei ex studenti di SFP, la percentuale si abbatte ulteriormente.

Occorre redigere tutte e dico tutte le aree del PEI. Redigere, ribadisco, Linee guida alla mano. Il che significa, ad esempio, che nell’area 8. Interventi sul percorso curricolare, la progettazione disciplinare implica non uno stanco copiaeincolla, ma una collaborazione autentica tra il docente curricolare e il docente di sostegno.

Per andare su un tema che occupa di solito le cronache di aprile, nell’area 9. Organizzazione generale del progetto di inclusione e utilizzo delle risorse, vi è un punto specifico, «Uscite didattiche, visite guidate e viaggi di istruzione: Interventi previsti per consentire all’alunno/a di partecipare alle uscite didattiche, alle visite guidate e ai viaggi di istruzione organizzati per la classe», la cui mancata redazione implica l’emergere implacabile di «problemi» che si manifestano, quasi per miracolo, il giorno prima dell’uscita… mi è capitato, durante una visita ispettiva, di trovare la voce… barrata… una semplice consultazione delle Linee guida avrebbe consentito di specificare che… «in questo campo è possibile indicare interventi, supporti, iniziative e precauzioni da adottare per consentire la partecipazione – con il massimo livello di autonomia e sicurezza – alle uscite didattiche e alle visite o viaggi di istruzione organizzati dalla scuola per la classe di appartenenza. Anche in questo ambito è necessario un intervento sul contesto, eliminando le possibili barriere, scegliendo mete o modalità organizzative adeguate e inclusive». Si tratta di indicazioni, ovviamente, da rapportare al caso concreto, ma il seguirle diventa decisivo per prevenire situazioni decisamente spiacevoli

E potrei andare avanti a lungo… ma l’importante è cogliere l’occasione del PEI, difficoltà comprese, per riflettere sul tema della progettazione didattica e della sua qualità.

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