Abbecedario... Amministrazione NON è burocrazia
Burocrazia, al contrario, designa il potere autoreferenziale degli uffici. Secondo il Dictionnaire d'administration publique, il termine, fusione dal francese bureau e dal greco kratos, forse fu coniato dall’economista francese Vincent de Gournay (1712-1759). La prima citazione in italiano (1781) si deve al marchese Domenico Caracciolo, ambasciatore del regno di Napoli a Parigi, che in una lettera inviata all'economista Ferdinando Galliani, citò «la forza destruttiva, dispotica ed illimitata della burocrazia». La burocrazia è il percolato della pubblica amministrazione: è innanzitutto un atteggiamento che privilegia il formalismo alla forma, che complica il semplice attraverso l’inutile e che, solitamente, è lardellato di ignoranza della norma o (quando va bene) di ignoranza dei principi che sorreggono la norma, la cosiddetta «ratio legis».
L’atteggiamento
burocratico è compulsivamente conservativo. Cauto allo sfinimento. Tremebondo. All’insegna
del «se non è normativamente concesso, è proibito» e del «non si sa mai». Come
corollario, il burocrate ha rimosso dal suo orizzonte culturale che rappresenta
la Repubblica. E che la norma, la procedura esistono per l’uomo, e non l’uomo
per la norma, per la procedura.
Caliamo il concetto nel mondo scuola.
Una istituzione scolastica è una pubblica amministrazione, seppur particolare.
La sua ragione sociale, la missione che le è affidata dalla Repubblica, è la
tutela del diritto costituzionale all’istruzione. Il suo «particolare scopo» è di creare le condizioni per favorire, per ciascun alunno, i
migliori risultati di apprendimento possibili e, nel contempo, per contribuire
alla sua formazione come cittadino. Non solo: l’istituzione scolastica ha, in
parallelo, la gestione anche amministrativa del suo personale, che è una
componente essenziale di quel benessere organizzativo senza il quale diventa
difficile creare comunità e ambienti di apprendimento positivi.
Se questa è la premessa, possiamo
affermare che ogni processo, procedura, azione, progettazione che non sia
rapportata a questi scopi è inutile; ogni processo, procedura, azione,
progettazione che risulti contrastare con questi scopi è dannosa. Le norme segnano certo i confini del lecito e dell’illecito, ma aprono il campo delle opportunità: il «suum
cuique tribuere».
Faccio un esempio, positivo, che mi è
appena capitato sott’occhio. «Lei è Teresa, frequenta l'ultimo anno
all’indirizzo Made in Italy dell’I.I.S. San Benedetto, mancano pochi giorni al
suo esame di maturità. Ha un bambino, piccolo, non ha a chi lasciarlo, o forse
si sente più forte insieme a lui. Si
vestono, lo prende in braccio, si presenta a scuola con lui. “Sono qui per
sostenere i miei esami" dice alla commissione "ma ho qui lui, e ogni
tanto quando ha fame dovrei anche spostarmi" e non sa ancora che
succederà. "Signorina, lo sapevamo, vi aspettavamo. Non deve preoccuparsi
dei giorni di mancata frequenza, è normale e ci sono cose più importanti di
qualche lezione, ed è bello che lei sia qui, e ancora più bello che sia con
lui. Si accomodi, può tenerlo in braccio il suo bambino, si sposti pure per
allattarlo, e se le va, può affidarlo a noi, giocheremo un po’ insieme". Per
la preside, Maria Venuti: “Questa nostra alunna ha seguito le lezioni fino a
quando ha potuto e noi come scuola abbiamo fatto di tutto per sostenerla, oggi
la commissione ha garantito che lei potesse svolgere tranquillamente la prova
e, quando necessario, allattare anche la piccola che è stata 'coccolata' dai
professori non impegnati nell'esame di maturità”».
Bene… la breve storia ci lascia paradossalmente stupefatti ed è assurta, nella sua felice anomalia, all'onore della cronaca… ma questa dirigente non ha forzato nessuna norma. Ha usato il buon senso, stando all’interno della norma (il 62/2017 e il 122/2009) sia per quanto concerne le assenze sia per quanto concerne la condizione neomamma. Anzi, ha fatto propria la ratio legis sia della valutazione sia della tutela della maternità. Ha fatto amministrazione e ha servito la Repubblica, nel senso più pieno dei termini.
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