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Visualizzazione dei post da settembre, 2024

Oh personale scolastico, io ti esorto al CCNL...

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Il titolo del post può sembrare retorico... ma, come ogni anno scolastico, mi trovo ad essere interpellato su una serie di argomenti (tra i più gettonati, soprattutto dalle insegnanti di scuola dell'infanzia e primaria, l’uso dei servizi igienici e la cura dell’igiene personale degli alunni con disabilità) che trovano risposta nel CCNL, che vi offro nell'eccellente « testo coordinato » allestito dalla Cisl scuola. Altre risposte si trovano nella normativa specifica dei singoli istituti.  Come spiego a lezione, gli  «usi e costumi» hanno valore solo quando NON vi sia una norma e quando NON contrastano con la norma/CCNL. Che è quanto invece puntualmente accade... perché in realtà non di usi e costumi si tratta, ma di pessime abitudini...  Credetemi, è importante partire sempre dai testi e casomai chiedere chiarimenti con la norma sottomano. Soprattutto, mai e dico mai accettare una risposta del tipo  «è la legge che lo prevede», se il vostro interlocutore non è in grado di esibir

Abbecedario. L'apprendimento significativo e i suoi nemici

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Come scrisse nel 1888 Aristide Gabelli , nel vergare le sobrie Istruzioni generali premesse agli altrettanto essenziali programmi per la scuola elementare  Boselli, «quanto all'istruzione intellettuale, è da avvertire per prima cosa che le scuole devono somministrare un certo numero di cognizioni, tuttavia la mira ultima di tutto l'insegnamento non è riposta tanto nelle cognizioni stesse, quanto nelle abitudini che il pensiero acquista dal modo in cui vengono somministrate. A persuadersene basta considerare che le cognizioni non poche volte, e forse il più delle volte, dopo un po' di tempo di desuetudine dagli studi, vengono in molta parte dimenticate, quando invece il modo di pensare dura tutta la vita, entra in tutte le azioni umane ed è causa, secondo la dirittura o stortura sua, di effetti benefici, o di errori e di disinganni». Gabelli, sia detto per inciso, era uomo che combinava in sé l’insegnamento, la capacità amministrativa, lo studio accademico. Quando affermav

Abbecedario. Parliamo di programmazione annuale: quello che è essenziale, è perfetto...

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La programmazione annuale costituisce uno dei primi adempimenti dei consigli di classe e dei docenti. Il web presenta una marea di modelli, a cura delle istituzioni scolastiche o di esperti vari, che si collocano a vari livelli di complessità. Alcuni sono giustamente sobri, altri sembrano la mappa concettuale di un corso di pedagogia, quasi che la compilazione di uno o (spesso) più moduli possa trasformarsi in una sorta di algoritmo in grado di trasformare gli insegnamenti preventivati in apprendimenti e che il processo sia tanto più destinato a compiersi quanti più elementi si aggiungono e tanto più la loro descrizione è oscura. Ne risultano documenti imaginifici, nei casi migliori destinati a restare su carta, nei peggiori a diventare protagonisti di folli rincorse di fine anno provocate dall’ansia del docente di «finire il programma», morto e sepolto dal 1999, ma inopinatamente resuscitato. Ovviamente, così una programmazione non funziona ed è vissuta dai docenti come un carico b