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Valutazione alla primaria e giudizi sintetici: circolano le prime bozze

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Orizzonte scuola pubblica una bozza dell’ordinanza che riforma la valutazione periodica e finale alla scuola primaria, tornando ai giudizi sintetici e passando dai livelli «avanzato, intermedio, di base, in via di prima acquisizione», ai più consueti «ottimo, distinto, buono, discreto, sufficiente, insufficiente»: una scala che, a ben vedere, corrisponde ai voti numerici, in una gamma che va dal 10 al 5. Tecnica della Scuola pubblica il parere, favorevole con osservazioni, del CSPI . Ma andiamo al succo, fermo restando che si tratta di una bozza e che la mia è solo una «valutazione in itinere», in attesa del testo finale. Ho sempre dato un rilievo relativo alla «scala ordinale» scelta e mutata in vari momenti storici. Non è quello il tema didatticamente rilevante, come predico ai miei studenti, anche se lo è da un punto di vista della percezione della pubblica opinione e, se vogliamo, delle scelte politiche, legittimamente adottate dal Parlamento. È invece rilevante, anzi essenziale

Sui servizi igienici e cura dell’igiene personale degli alunni con disabilità, parole definitive, ma «abitudini» ancora da sistemare...

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Il quadro normativo sulla questione «servizi igienici e cura dell’igiene personale» degli alunni con disabilità è chiaro, e non certo da oggi. Sono 14 anni che tengo lezioni di istituzioni di diritto scolastico presso i corsi di specializzazione sul sostegno, il corso di laurea in scienze della formazione primaria, i corsi di abilitazione e ho sempre detto, contratti e giurisprudenza alla mano, la stessa, identica, cosa: l'assistenza igienica di base agli alunni con disabilità è parte integrante del profilo contrattuale  dei collaboratori/operatori scolastici , dal 2002 all’attuale CCNL . Basta guardare l’ Allegato A al contratto. Che poi, in sede di contrattazione di istituto, si concordino incentivi variamente denominati (oggi, la «specifica indennità» accessoria prevista all’art. 54, tra l’altro coperta dalla firma del nuovo contratto nazionale integrativo che dedica alla questione l’articolo 5), è altra cosa: nelle more della sottoscrizione, la prestazione va comunque resa,

Abbecedario... Amministrazione NON è burocrazia

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La prima o la seconda lezione di ogni corso spiego sempre la differenza sostanziale tra amministrazione e burocrazia. E, confesso, rimbrotto chi le usa indifferentemente, trattandole come sinonimi.  Non è un vezzo. Perché le parole sono importanti, riflettono dei concetti, e il loro uso si traduce in comportamenti, atteggiamenti, aspettative. Confondere amministrazione e burocrazia  contribuisce ad avvolgere la vita delle istituzioni n una nebbia in cui tutte le vacche sono grigie e a rifuggire dal sacrosanto principio in base al quale, nel bene o nel male, ogni cittadino impegnato a servire la Repubblica è responsabile delle proprie azioni.  Usare i termini giusti, capire cosa sta succedendo, valutare le azioni significa anche saper, eventualmente, chiederne conto e ragione.  Altrimenti, si precipita nel « ma si è sempre fatto così » che è uno dei malanni ancestrali della cosa pubblica. Amministrazione , da amministrare, latino administrare , che deriva da minister , «servitore, aiut

Maestri veri... Alberto Manzi.

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Confesso: amo Alberto Manzi. Il suo essere stato sempre, qualsiasi cosa facesse, innanzitutto un maestro di scuola elementare. Anche nelle sue proteste, fermissime, ma mai «descamiciate», parlava il maestro che viveva con le sue classi e nelle sue classi: fossero gli alunni del carcere minorile «Aristide Gabelli», le vecchiette dai volti scavati di «Non è mai troppo tardi», i bambini nella foresta amazzonica, i suoi scolari alla «Fratelli Bandiera», il centro erano sempre le persone… e non si fa insegnamento se non si parte dalle persone. C’è tanta didattica e tanta pedagogia, in Manzi. Non nei trattati, beninteso, perché non ne scrisse. Occorre setacciare gli appunti, guardare alle tante pubblicazioni di editoria scolastica, leggere i suoi romanzi (quanto può insegnare, oggi, Orzowei ?), appuntare le osservazioni sparse sui giornali, le interviste, gli spezzoni delle sue trasmissioni… è la didattica di un maestro per i maestri, nel quale lo spessore della preparazione (non si viene

Formazione dei docenti: parliamone!

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La rivista online della Cisl scuola Scuolaeformazione.net mi ha chiesto una riflessione sulla filiera formativa del personale docente, intitolata  La formazione che valorizza gli insegnanti e fa bene agli studenti . Ho correlato l'analisi degli strumenti giuridici e gli spunti per una loro traduzione pratica a un indirizzo di fondo: «È così impossibile personalizzare la formazione, evitando le ridondanze che hanno, come unico effetto, lo spreco dell’unica risorsa davvero limitata e non rinnovabile, ovvero il tempo? Occorre lavorare sulla motivazione e sulla personalizzazione. Perché senza motivazione, ogni percorso rischia di essere vanificato sin dal principio, ma la motivazione nasce dalla consapevolezza delle proprie caratteristiche professionali e dalla convinzione di voler acquisire strumenti efficaci per lavorare meglio; e senza personalizzazione si ripete un modello burocratico di spesa e non di investimento».

Abbecedario. Il Piano educativo individualizzato - PEI

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«Il  Piano educativo individualizzato  è lo strumento progettuale che stabilisce le linee di indirizzo e le azioni positive e le linee di indirizzo per la costruzione degli  ambienti di apprendimento  e per la progettazione educativa e didattica finalizzate a favorire il diritto/dovere all'istruzione e alla formazione dell'alunno con disabilità». Visto che una definizione giuridica generale di cosa sia il PEI manca, ho cercato di ridurre lo «spirito del PEI» all’essenziale, di mettere un punto fermo, un chiodo al quale poi fissare le diverse declinazioni pedagogico didattiche: come, per l'appunto, una buona norma dovrebbe fare.  Ognuno dei termini scelti rimanda, senza doverli elencare, a una costellazione di significati che trovano riscontro da un lato con gli istituti del diritto scolastico, dall’altro con i costrutti della ricerca pedagogico-didattica. I primi dettano il « suum cuique tribuere », l’attribuire a ciascuno il suo. I secondi, con le loro diverse opzioni, dan

Oh personale scolastico, io ti esorto al CCNL...

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Il titolo del post può sembrare retorico... ma, come ogni anno scolastico, mi trovo ad essere interpellato su una serie di argomenti (tra i più gettonati, soprattutto dalle insegnanti di scuola dell'infanzia e primaria, l’uso dei servizi igienici e la cura dell’igiene personale degli alunni con disabilità) che trovano risposta nel CCNL, che vi offro nell'eccellente « testo coordinato » allestito dalla Cisl scuola. Altre risposte si trovano nella normativa specifica dei singoli istituti.  Come spiego a lezione, gli  «usi e costumi» hanno valore solo quando NON vi sia una norma e quando NON contrastano con la norma/CCNL. Che è quanto invece puntualmente accade... perché in realtà non di usi e costumi si tratta, ma di pessime abitudini...  Credetemi, è importante partire sempre dai testi e casomai chiedere chiarimenti con la norma sottomano. Soprattutto, mai e dico mai accettare una risposta del tipo  «è la legge che lo prevede», se il vostro interlocutore non è in grado di esibir

Abbecedario. L'apprendimento significativo e i suoi nemici

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Come scrisse nel 1888 Aristide Gabelli , nel vergare le sobrie Istruzioni generali premesse agli altrettanto essenziali programmi per la scuola elementare  Boselli, «quanto all'istruzione intellettuale, è da avvertire per prima cosa che le scuole devono somministrare un certo numero di cognizioni, tuttavia la mira ultima di tutto l'insegnamento non è riposta tanto nelle cognizioni stesse, quanto nelle abitudini che il pensiero acquista dal modo in cui vengono somministrate. A persuadersene basta considerare che le cognizioni non poche volte, e forse il più delle volte, dopo un po' di tempo di desuetudine dagli studi, vengono in molta parte dimenticate, quando invece il modo di pensare dura tutta la vita, entra in tutte le azioni umane ed è causa, secondo la dirittura o stortura sua, di effetti benefici, o di errori e di disinganni». Gabelli, sia detto per inciso, era uomo che combinava in sé l’insegnamento, la capacità amministrativa, lo studio accademico. Quando affermav

Abbecedario. Parliamo di programmazione annuale: quello che è essenziale, è perfetto...

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La programmazione annuale costituisce uno dei primi adempimenti dei consigli di classe e dei docenti. Il web presenta una marea di modelli, a cura delle istituzioni scolastiche o di esperti vari, che si collocano a vari livelli di complessità. Alcuni sono giustamente sobri, altri sembrano la mappa concettuale di un corso di pedagogia, quasi che la compilazione di uno o (spesso) più moduli possa trasformarsi in una sorta di algoritmo in grado di trasformare gli insegnamenti preventivati in apprendimenti e che il processo sia tanto più destinato a compiersi quanti più elementi si aggiungono e tanto più la loro descrizione è oscura. Ne risultano documenti imaginifici, nei casi migliori destinati a restare su carta, nei peggiori a diventare protagonisti di folli rincorse di fine anno provocate dall’ansia del docente di «finire il programma», morto e sepolto dal 1999, ma inopinatamente resuscitato. Ovviamente, così una programmazione non funziona ed è vissuta dai docenti come un carico b

Abbecedario... Compiti sì, no, come?

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Premessa: non entro nell’aspra contesa «compiti sì, compiti no», buona per i dibbbbatti vacanzieri. Preferisco concentrami sul «compiti come», che mi sembra alquanto più sensato, posto che l’assegnarli o meno entra nella libertà di insegnamento e non c’è un rigo di norma che imponga di farlo (tantomeno di assegnarli a nastro… stile Classe operaia va in paradiso ). Intanto, per quanto possa essere scontata, una definizione...  « Il compito è un lavoro assegnato agli alunni allo scopo di verificare, consolidare, approfondire i risultati di apprendimento previsti al termine di una o più attività didattiche ». Punto. Il  «dove», casa o scuola, e il  «quando»  influiscono casomai sulla progettazione dello specifico compito, da coordinare sempre e in ogni caso con la progettazione complessiva.  Tralascio volutamente le svariate specificazioni che si rintracciano nella manualistica e di cui grondano gli eserciziari dei libri di testo, invitando a rifiutare nettamente la moda (sorella della m

Abbecedario... Accogliere gli alunni e abbozzare l'ambiente di apprendimento

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«L' ambiente di apprendimento è il contesto fisico, sociale, culturale, relazionale attraverso il quale si sviluppa il processo di insegnamento/apprendimento. Costituiscono l'ambiente di apprendimento, dunque, non solo l’aula, gli strumenti didattici presenti, la disposizione dei banchi e dell’eventuale cattedra, ma le persone, alunni e insegnanti, le relazioni che si sviluppano, le regole che governano il patto d’aula, le scelte didattico-metodologiche (il cosa e il come si insegna e si impara, senza dimenticare le motivazioni: perché scelgo un argomento? Con quale obiettivo? Perché dovrei impararlo?)». Se intendiamo il   mediatore didattico   come «un supporto chiamato a facilitare il processo di insegnamento/apprendimento», l’ambiente di apprendimento è un macro-mediatore didattico, ed è il motivo per il quale ho scelto «attraverso il quale» e non «nel quale», «si sviluppa» e non «ha luogo» o «si situa»: perché è, contemporaneamente, il sistema entro cui i mediatori dispi

Abbecedario... Accogliere (innanzitutto) il personale scolastico

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Durante i miei percorsi universitari, quando tratto della comunità educante, pongo due domande: alla prima, «Alzi la mano chi sta insegnando o chi ha già insegnato o chi sta svolgendo il tirocinio», le braccia tese sono più o meno la totalità; alla seconda, «Tenga la mano alzata chi è stato ricevuto dal DS al suo ingresso a scuola o poco dopo», la selva si riduce a qualche alberello… più o meno il 10%. Le cose non cambiano di molto quando chiedo: «Chi ha usufruito di una qualche forma di accompagnamento “strutturato”?». Anzi, le mani restano più o meno le stesse: il che è un segnale che l’attenzione al personale parte, nel bene o nel male, dal dirigente. Detto questo, il tema dell’accoglienza di qualsiasi persona, a qualsiasi titolo, entri a far parte della comunità educante, a prescindere dal tempo di permanenza e dalla posizione occupata, è a mio avviso centrale: vale per il collaboratore scolastico come per il docente, per il tirocinante come per l’assistente all’autonomia o alla